COME STERMINARE LA PROPRIA FAMIGLIA NELLA SERA DI NATALE E PARTIRE SERENI PER LE BAHAMAS

(parte decima)

Camminare per le strade di Napoli il 24 di dicembre è un attentato al sistema nervoso. Se già normalmente i corsi principali sono brulicanti di auto, moto e autobus, alla Vigilia di Natale il tutto va semplicemente quintuplicato. Se alcuni napoletani si fermassero a riflettere, in quel giorno abbandonerebbero l'auto nel garage e se la farebbero a piedi, risparmiando un mucchio di tempo. Ma il napoletano standard è pigro. Anche solo per mezzo chilometro prende la macchina, anche se poi passerà mezzora per trovare parcheggio, per poi infilarla tra un bidone della spazzatura e un materasso abbandonato, lasciando solo due cm liberi per lato. Nel caso fosse necessario provvederà lui stesso a spostare eventuali oggetti che gli impediscono di parcheggiare. In fondo, l'arte dell'arrangiarsi l'abbiamo inventata noi.
Ricordo che anni fa, avevo parcheggiato la mia 500 al Vomero dopo disperati tentativi di trovare un posto. Non mi accorsi però che era un passo carrabile (avevo 19 anni fresca patentata e esasperata), o forse semplicemente me ne fregai: a Napoli i carri attrezzi, in fondo, sono macchine fantascientifiche. E me ne andai in sala prove a suonare con un gruppo. All'uscita, la mia 500 era sparita. La ritrovai un po' più avanti, parcheggiata perfettamente. Resta ancora oggi un mistero per me di come avessero potuto spostarla, di certo avevo dimenticato di mettere il freno a mano, o forse no, resta il fatto che qualcuno aveva provveduto a posteggiarla bene. (fatto realmente accaduto all'autrice, che sarei io. )
Napoli è così, ce la caviamo da soli senza creare troppi casini perché di casini ne abbiamo già troppi.
Tuttavia, se alcuni casini li risolviamo con tanto buon senso, è anche vero che ne creiamo altri senza il minimo buon senso.
Esasperata dai rumori del traffico, tempo addietro mi venne un'idea bizzarra: mi appoggiai a un semaforo, chiusi gli occhi e tentai un gioco forse infantile, quello di riconoscere i vari rumori o suoni senza vederli. Così iniziai a dire tra me e me: “un autobus, due motorini, una macchina, un clacson, due clacson, uno scooter, mamma che bestemmia contro il figlioletto, autobus degli anni 70 (quelli che barriscono quando frenano), signore che urla Gaetanoooo, con una potenza vocale tale da superare tutto il frastuono e far voltare l'amico a 100 metri di distanza, sirena dell'ambulanza, altra mamma che augura di buttare il veleno al figlioletto. Dopo qualche minuto, lentamente aprì gli occhi e sorrisi: aveva funzionato, mi sentivo meno frustrata.
In quel mentre, un uomo che doveva essere solito far colazione con 5 cornetti e 4 cappuccini, mi guardò divertito e mi disse: -Signurì, ma che state aspettanne o 'bbiol?- Traduzione: signorina, ma che state aspettando il viola?
Fantastico!

(continua più tardi con la “commessa transformer”, adesso devo andare a compare la farina per le ciambelle)

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