La pioggia cade come le parole della prof.
Gli studenti sono presenti e assenti.
I libri sono interessanti e inutili.
Le aule sono piene e vuote.
Le luci sono accecanti e deboli.
L'aria è afosa e fredda.

E' la generazione dei perdenti.

Non si fanno domande, si accettano risposte.

Le richieste sono ferme alla stazione del non serve.
L'educazione alla tolleranza e all'uguaglianza,
al rispetto e al dovere,
sono fonemi che danzano nelle aule,
rimbalzano, fanno eco
 per poi svanire al suono della campanella.

Nell'aula gli insegna ciò che è giusto, la prof,
perchè la vita lo trasformi in un nonsenso.
Nulla ha senso fuori dall'aula.

E' la generazione del relativismo.

Non ci sono schemi, non ci sono regole universali.
Ogni parola della prof è confutabile dalle regole del tutto è inutile.

La pioggia cade come le parole della prof,
mentre gli studenti annegano nello tzunami dell'online.
Sono impermeabili alle parole, ma annegano nei social network.
Non ci sono squali, solo bolle d'aria nella mente,
bolle che non scoppiano, ma occupano spazi riservati alle idee.
Il tempo è stato ingoiato da un leviatano del web.

E' la generazione della vita virtuale.

La pioggia cade come le parole della prof,
nonostante questa guerra invisibile.
Nell'incomprensione del presente e nell'incertezza del futuro,
gli studenti non hanno bocche
ma solo occhi
occhi che parlano
e io li ascolto
e gli tendo la mano.






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