Tratto da: "La fine e il principio", romanzo scritto ben 4 anni fa e mai pubblicato. Credo sia giunto il momento.
(continua)
Estate 1998
«Adesso
ti prendo e ti affogo!» urlava Fabio. I due fratelli non avevano
programmato di andare al fiume quel giorno, ma il caldo era così
soffocante che si erano liberati in gran fretta dei vestiti e in
mutande si erano tuffati nelle fresche acque del fiume Lindo. Si
spruzzavano l'acqua fingendo di arrabbiarsi, in realtà era un vero
sollievo per entrambi. Fabio era alto e moro come il papà, le spalle
larghe, le gambe muscolose. Eddi era ancora un adolescente in erba,
snello con i capelli biondi, lunghi e ondulati fin su le spalle
strette e ossute. I lineamenti del suo viso erano molto delicati, il
naso sottile, spolverato appena di lentiggini e le labbra carnose.
Somigliava molto alla mamma, soprattutto per gli occhi grandi, di un
azzurro oceano.
Raccoglievano
i sassi dal fondo del fiume e se li tiravano contro, poi ridevano
fino a piegarsi quando uno dei due rimaneva colpito e urlava per il
dolore.
«Usciamo
se no poi non ci asciughiamo in tempo e mamma si arrabbia.» disse ad
un certo punto Fabio con tono serio. Un attimo dopo, però, il suo
volto cambiava espressione, afferrava per le spalle il fratello
ignaro delle sue intenzioni cercando di farlo cadere nuovamente in
acqua.
«No,
non vale!» protestava Eddi mentre affannosamente tentava di
liberarsi dalla stretta. Abbracciati come due antichi lottatori
romani, i piedi ben piantati nel fondo fangoso del fiume, i due
ondeggiavano a destra e a sinistra, si spingevano pesantemente in
avanti e all’indietro, le loro rispettive forze un po’ indebolite
per il troppo ridere.
Seminascosti
dalle lunghe e folte ciocche di capelli, gli occhi azzurri di Eddi
brillavano al sole mentre chiedevano pietà. Gli occhi scuri di Fabio
rispondevano al contrario con fraterna spietatezza. Un rapido gesto
delle braccia gli dette il colpo di grazia, seppellendolo sott'acqua.
Non
appena Eddi tirò fuori la testa, Fabio prima gli scompigliò la
chioma, che ora gli ricopriva tutto il viso come i tentacoli di un
polpo, poi si mise a correre allegramente verso la riva.
«Sei
un vigliacco, scappi eh?» gli gridò dietro Eddi agitando il pugno.
Ma essendo sfinito dalla lotta, invece di raggiungere il fratello che
se ne stava bello e fiero al sole, si immerse di nuovo in acqua per
risistemarsi i capelli.
Il
sole quel giorno era caldo come un camino d'inverno. Non tirava un
filo d'aria. Poi, d'improvviso si alzò una piacevole brezza. Senza
un motivo apparente, Eddi si voltò verso la stradina di campagna
alle sue spalle e fu allora che la vide per la prima volta. Camminava
con due amiche sotto braccio. Era di statura media, un bel corpicino
da adolescente, i capelli lunghi neri fino alla schiena, tenuti in
ordine da un frontino azzurro. La gonna a fiori si agitava ad ogni
passo mostrando le sue belle gambe.
Le
tre ragazze si voltarono a guardare Eddi e suo fratello e
cominciarono a sghignazzare.
«Che
avete da ridere?» disse Fabio con l'intento di attaccare bottone.
«Non avete mai visto dei ragazzi in mutande?» disse mettendosi a
ballare in modo buffo.
«Fabio
piantala!» Preoccupato di fare una brutta figura, Eddi si era
immerso fino alle spalle e da lì osservava il fratello che con gran
faccia tosta continuava a fare il pagliaccio. «Dai, belle signorine,
vi va di fare un bagnetto con noi?» In tutta risposta, le ragazze
gli fecero segno di andarsene a quel paese e sempre sghignazzando si
allontanarono.
«Ma
Fabio, che figura...» disse Eddi mentre risaliva.
«Che
figura? Scherzi? L'ho fatto per te!»
«Per
me, maddai!»
«Ho
capito subito che ti interessava la moretta al centro. Ho visto come
la guardavi. Vedrai che la prossima volta che vi vedrete non passerai
inosservato!» disse facendogli l'occhiolino.
«E
certo! Si ricorderà di me come di quello dal fratello scemo.»
«Ah,
si eh?» gli rispose Fabio prendendolo alle spalle di nuovo e
cingendogli il collo. Stavano ricominciando l’allegra lotta quando
una voce familiare li fermò di colpo. Una figura femminile avanzava
verso di loro a passo lento. Era una donna esile, piuttosto alta, con
i capelli lunghi e biondi, coperti da un foulard a fiori. La
somiglianza con Eddi era impressionante.
«Ma
allora vi muovete a venire a casa?» sorrideva.
Eddi
intanto si chiedeva da quanto tempo sua madre fosse lì e se avesse
assistito alla vergognosa scena con quelle ragazze. A pochi passi la
seguiva il piccolo Luca di dieci anni, il quale, visti i fratelli,
chiese subito di poter fare il bagno con loro. La madre scosse la
testa: era tardi. Luca allora cominciò a battere i piedi in terra e
a pronunciare una valanga di parole che a suo parere avrebbero dovuto
convincerla. Rosetta dette uno sguardo all’orologio e rifletté in
fretta. Non sarebbe successo nulla se quel giorno avessero cenato un
po’ più tardi, molto meglio che trascinarsi dietro Luca
piagnucolante fino a casa. Per dispetto, magari si sarebbe pure
rifiutato di mangiare!
Allora
serenamente sconfitta fece cenno di sì e dopo avergli accarezzato la
testa, lo aiutò a disfarsi dei vestiti che poi si tenne in grembo
per non sporcarli. Infine si sedette pazientemente sull'erba, mentre
i tre ruffiani le lanciavano baci da lontano e le urlavano: «Mamma
sei bellissima! La più bella e brava del mondo!»
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