
Dalla mia raccolta, il racconto più breve. SENSO DI COLPA L a trovai fuori al balcone seduta. Lo sguardo perso verso una calda notte partenopea. Il braccio sinistro disteso sulla ringhiera e su di esso si appoggiava a elle l'altro braccio. A ritmi lenti, ma intensi, sotto lo scollo della maglia blu scuro, si gonfiava il suo petto voluminoso e ancora piacente. Le gambe raccolte e incrociate sotto la sedia, scoperte dal ginocchio in giù, erano grosse e percorse da strade tortuose di vene varicose. La collana e gli orecchini vistosi, scintillavano al riflesso della luce della camera da pranzo. Le unghie delle mani, erano perfettamente curate e laccate di rosso. - Mamma! - dissi con un filo di voce. Lei esitò a guardarmi. Capii, perché la conoscevo bene, che non aveva versato lacrime esterne, ma che aveva pianto a dirotto dentro di sé. Mosse le labbra come faceva lei per sistemarsi quella dentiera che ogni tanto si staccava. Mi guardò appena senza vedermi. Fo...