Un estratto dal 20imo capitolo de: "La Galleria"
( in fase di editing)
(continua)
( in fase di editing)
Il
sonno aveva preso il sopravvento su di lei, al punto che si era
addormentata ancora vestita. La musica era diventata un labile
sottofondo lasciando il posto ad immagini oniriche che si
accavallavano, per poi districarsi e diventare sempre più nitide.
Axel
cammina per una strada buia, vede il marciapiede dinanzi a sè,
lungo, stretto, pochi lampioni distanti che recano una luce fioca.
Foglie le svolazzano davanti, mentre un gattino attraversa in fretta
la strada bagnata. Sente freddo, si abbraccia e si scopre solo in
canotta e mutandine. Cerca un riparo, un portone aperto dove entrare
o magari trovare casa sua. Si è persa. Non conosce quella strada.
Strani versi di uccelli notturni e spaventosi accompagnano il suo
camminare incerto. Il freddo diventa insopportabile. Vede un portone
aperto. Entra. Cerca con la mano l'interruttore; lo trova. Preme per
accendere: nulla. Ripete il gesto più volte mentre l'ansia sale.
Niente.
Il
portone dietro di sé si chiude. Si volta di scatto e cerca di
aprirlo, ma non c'è né una maniglia né un tasto. E' in trappola,
lo sente fin dentro le vene. Lei sola nel buio, avvolta nel silenzio
e nel freddo.
Mentre
cerca una via d'uscita, sente ansimare davanti a lei. E' un ansimare
sempre più forte, sempre più vicino. Avverte come dei passi che
scendono delle scale; sono lenti, pesanti, rimbombano in quello che
deve essere un largo atrio. Giunti alla fine della rampa si
trascinano e l'ansimare ora è un rantolo. Axel cerca di gridare,
spalanca la bocca ma non esce alcun suono. Sa che la bestia vuole
lei, che è vicina e che sta per afferrarla, eppure si dimena, non si
arrende, lancia pugni nel vuoto come per difendersi, continua a
spalancare la bocca ma emette solo aria, finchè sente in faccia il
respiro affannoso della bestia che puzza di rancido, di fetido, di
decomposto. Il suo stomaco preme dal basso, avverte come un conato di
vomito per un attimo mentre qualcosa sfiora la pelle del suo braccio
destro, qualcosa che fa pensare ad un uncino. L'ultima cosa che vede
sono due spettri avanzare verso di lei velocemente, come fotogrammi
di un vecchio film in bianco e nero: sono i gemelli che sogghignano,
con la bocca e le mani sporche di sangue. Uno dei due le punta il
dito: “voglio te!”, sembra le stia dicendo. Axel lascia che il
suo corpo scivoli rasente al portone. Chiude gli occhi. Vuole
svenire, vuole morire, invece, si sveglia.
(continua)
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