Capitolo 5

Salvatore sapeva che da grande avrebbe fatto lo “sciupafemmine”.
Non era un vero e proprio mestiere, ovvio, ma di certo gli avrebbe dedicato gran parte del suo tempo libero. Dopo il calcio naturalmente. Adorava la canzone “O’ Sarracino”, che spesso intonava identificandosi in questo bellu guaglione, bello di faccia e bello di cuore. Con il suo sorriso furbetto Salvatore detto o’ Ciurillo perchè da piccolo era molto minuto, riusciva a incantare qualsiasi ragazza, a farla arrossire, a farla ridacchiare con le sue battute pronte. E sapeva bene quanto i complimenti fossero utili per accorciare la strada verso un bacio. «E come siamo belle stamattina con questi pantaloni a fiori!» «Uè, ma sto rossetto, eh eh, poi non ti lamentare se ti vogliono baciare tutti!»
Baci delle sue amichette che arrivavano prima o poi, stampandosi o schioccando sulle sue guance scarne e rosse, mentre lui nella sua testolina di fanciullo sognava quello vero, quello da grandi anche se un po’lo preoccupava il mettere in pratica ciò che suo cugino Antonio, 17enne, gli aveva descritto nel dettaglio un paio di anni prima. Quella cosa lì, il bacio alla francese, lo attirava, tantissimo, ma allo stesso tempo un po’ gli faceva anche schifo. Ad esempio, Mena di seconda B era molto carina, bella boccuccia, ma quando l’apriva e si vedevano quei ferri incastrati nei denti sporgenti, chi avrebbe avuto il coraggio di infilarci la lingua lì in mezzo? E Adelina di prima C, già bella e prosperosa come una quattordicenne, quando parlava le si formavano delle macchiette bianche agli angoli della bocca, come una saliva densa! Eh no, lei proprio era fuori discussione e se gliela avesse mischiata pure a lui quella malattia? Per carità! Invece Daniela di terza F, eh be’, Danielona! Il sogno di tutta la scuola! Alta, formosa, capelli biondi, lunghi, lisci fin sopra le natiche morbide, a lei un bacio lo avrebbe dato volentieri perché le sue labbra erano turgide e rosse e i suoi denti dritti e bianchi come la porcellana. Peccato che fosse almeno 15 cm più alta di lui, cosa che lo avrebbe messo alquanto in imbarazzo se si fossero trovati a baciarsi.
E poi c’era un altro pensiero che lo tormentava: ma una volta messa la lingua in bocca e girato e rigirato per un po’, perché così si faceva - gli aveva raccontato suo cugino che di baci ne aveva dati e per questo di lui ci si poteva fidare - quanto tempo doveva durare sto benedetto bacio alla francese? Salvatore doveva saperlo assolutamente! Non voleva fare brutte figure quando sarebbe giunto il momento. Doveva incontrare al più presto Antonio e chiederglielo, prima che l’occasione fosse arrivata cogliendolo impreparato e lui aveva una dignità da difendere nel quartiere!


(continua)

Commenti

Post popolari in questo blog