COME
STERMINARE LA PROPRIA FAMIGLIA NELLA SERA DI NATALE E PARTIRE SERENI
PER LE BAHAMAS
parte
otto
Stavo
riflettendo sul momento in cui avevo cominciato a sviluppare un
latente istinto omicida. In pratica nella mia mente tutti i miei
parenti erano già belli e sotterrati sotto un metro circa di terra
con tanto di lastra in marmo e vasetto di fiori mosci e maleodoranti.
Sapevo che era immorale e peccaminoso pensarlo, che sarei finita
all'inferno insieme a Gengis
Khan,
Hitler e Barbara d'Urso, tuttavia, proprio non riuscivo farne a meno.
Era una sorta di giustizia ipocrita ad personam. Nel mio caso
necessaria come le democrazie.
Vi
presento ora mia cugina Jessica, alias Assuntina Caputo, secondo nome
Jessica. Alta un metro e 78, fisico asciutto con quarta di seno,
capelli da copertina di moda, labbra carnose naturali, naso quasi
invisibile. E per finire gli occhi, come potevano essere? Azzurri,
no?
Lo
so, lo so che tutto ciò non è frutto di determinazione, carattere,
personalità, del conosci te stesso, supera i tuoi limiti, abbi fede,
dimostra chi sei, supera ogni ostacolo con coraggio e un pizzico di
astuzia, non badare a ciò che gli altri pensano, studia, suda,
lotta, leggi i maggiori filosofi, dai il massimo e del diman non ti
crucciare, NOOO!
Tutto
ciò è una pura,
semplice,
ineguagliabile
“BOTTA
DE CULO” alla due millesima potenza!
Ogni
volta che mi chiedono: ma cosa serve nella vita? Io rispondo: “Mah,
essere sicuri di sé, delle proprie capacità. Avere un obiettivo
raggiungibile in base anche ai propri limiti. Studiare, lavorare
sodo, mai arrendersi ebla bla bla...” Invece ciò che penso
realmente è: “CULOOOOO, nella vita ce vo' CULOOO!”
Lo
so, è filosofia spicciola, ma forse è la risultante di anni spesi a
studiare Voltaire, Kant e Shakespeare, per poi accorgersi che
l'adolescenza intanto era bella e andata e che le mie amiche
diversamente studiose si erano trovate il fidanzatino bruttarello,
noioso ma benestante, mentre io, presa da ideali troppo idealistici
attendevo l'amore, quello vero, con i fiori e i cuori. Sé sé...
E
ora il sospiro profondo amaro e triste ci sta tutto!
Un
momento. Io sono napoletana e il motto numero uno dei napoletani è:
“ma che ce ne fott?”
Anche
questa è filosofia spicciola, eppure credetemi funziona! Quindi,
bando a inutili malinconie.
Tornando
a Jessica, la mia cara cugina si era trasferita a Milano all'età di
17 anni, lasciando metà della popolazione maschile del nostro
quartiere, nel più insanabile sconforto. L'altra metà erano bambini
e anziani.
Vedere
passeggiare Jessica impeccabile sui suoi tacchi a spillo e ammirarne
il danzare naturale del suo fondoschiena brasiliano, donava ai
passanti ominidi un senso improvviso di crescita, di innalzamento, di
riempimento interiore.
Ora,
una ragazza con tali pregi può solo scegliere cosa fare e chi
prendersi come fidanzato. Lei mirò in alto, naturalmente. Finita la
scuola, fu immediatamente assunta presso una piccola azienda di
import export nel settore commerciale, dove un must era la perfetta
conoscenza dell'inglese. Al contrario lei, oltre a ignorare le
basilari regole di grammatica, pronunciava l'inglese con uno spiccato
accento napoletano. Ergo, tutte le consonanti le venivano doppie o
troppo marcate mentre le vocali erano o troppo aperte o troppo
chiuse. Risultava di certo simpatico come accento, un po' una Sophia
Loren moderna, ma lo scopo del suo lavoro non era far ridere, quanto
farsi comprendere dai clienti al telefono. Per questo motivo invece
di licenziarla, come avrebbe meritato, le affiancarono una collega
quella brava, laureata 110 e lode, con stage di tre anni a Londra e
chissà perché rifilata da sempre in una buia, umida saletta a
sistemare scartoffie e i cui tristi occhi dietro le spesse lenti,
videro la bella Jessica in un solo anno essere promossa a segretaria
di amministrazione. Qui fu puntualmente affiancata da una bravissima
commercialista, che in pratica svolgeva anche il suo lavoro una volta
appurata la sua incapacità anche nelle materie economiche!
Dopo
aver abilmente ammaliato il suo capo, un cinquantottenne
insoddisfatto dalla sua vita matrimoniale come il 98% degli uomini,
(gli altri due sono uno gay, l'altro è un prete) ne sposò il
figlio, la sua versione giovanile, abbastanza ricco, ambizioso e
scemo, ma soprattutto super impegnato 16 ore al giorno lavoro.
Gli
sfornò due pargoli uno dietro l'altro, poi un pomeriggio gli mandò
in ufficio una bionda tutte curve che lo sedusse in venti secondi,
scattò un paio di foto e Jessica ne ebbe abbastanza per assicurarsi
il meglio per sé e i per suoi figli. Be', anche questa è da
riconoscere come abilità.
In
fondo penso che gli uomini da sempre siano il vero sesso debole, anzi
ne sono convinta. Volete la prova? Ebbene, come definireste il sesso
che è costretto a pagare per avere ciò che è disponibile in
natura?
Nessun
giudizio morale il mio, pura constatazione. Anzi, al posto di
Jessica, avrei fatto esattamente lo stesso.
Adesso
la mia adorata cugina vive da sola con i suoi figli, in un
bell'appartamento a Milano, vista su un corso centrale. Per non
passare per mantenuta, si è fatta aprire dall'ex marito un negozio
di articoli per estetiste e parrucchieri. Almeno di quel settore è
esperta.
Bene,
non poteva starsene a Milano per Natale?
Il
fatto che venisse da noi mi metteva l'animo in subbuglio. Immaginavo
la sua smorfia di disgusto nel vedermi in tuta con un buco storico su
un ginocchio, una macchia di caffè sulla manica destra e una verde
di chissà cosa all'altezza dello sterno. Eppure in quei panni io
sono felice! Cosa può capirne lei in perenne tubino rosso
strozza-stomaco?
Ciò
nonostante non potevo presentarmi così. Mia madre pure, mi avrebbe
disintegrata con lo sguardo. Insomma invece di strisciare le
pantofole in giro per casa grattandomi la schiena, per un giorno
avrei dovuto fingere di essere un manichino da negozio.
Era
la sofferenza minore, il prezzo da pagare. Sarebbe durata meno di 24
ore. Potevo farcela, Dovevo farcela. Mi apparve la faccia tumefatta
di Rocky Balboa all'ultimo round contro il russo infame.
Aprii
il mio cassetto per cercare tra i risparmi: venti euro. Ok.
Basteranno! Dal “Ciaina” verso la stazione, ci avrei ricavato
anche un paio di calze e degli orecchini. Missione compiuta!
(continua)
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