Ascoltando Resistance dei Muse è nato così, ma non andrò avanti, per adesso.
(continua tra un anno)
La strada davanti a noi sembrava
infinita. Forse lo era. La nebbia si era inspessita con il crescere
del giorno. Temevo che in serata ci saremmo dovuti fermare o avremmo
continuato il cammino come ciechi in un labirinto.
Andrew era a pochi passi dietro di me,
visibilmente stanco e stranamente silenzioso. Non lo sopportavo. Io
non lo sopportavo quando parlava in continuazione di qualsiasi cosa e
non lo sopportavo nemmeno quando stava zitto. Anzi ora che taceva mi
preoccupava. Se si ammalava era la fine: avrei avuto un cadavere da
trascinarmi dietro e non mi andava. Ma chi gli aveva chiesto di
venire con me? Potevo e volevo fare da sola. Era vero che il comandante preferiva fossimo in due, ma io avrei accettato chiunque ma non lui.
E poi davvero non riuscivo a capire cosa lo avesse spinto a
intraprendere quella che poteva essere una missione suicida se non
quella sua buffoneria, quella sua aria superiore o la sua ben nota
ambizione di passare al livello due senza percorrere i vari corsi che
tutti avevamo seguito nel distretto 5 tra lacrime e sudore.
No, Andrew non ce l'avrebbe mai fatta.
Non aveva le palle. Mi avrebbe solo causato ritardi con in più la
preoccupazione di dover badare a un ammasso di muscoli senza
cervello. Forse, chissà, nella nebbia avrei potuto seminarlo...
(continua tra un anno)
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