Oltre il Vesuvio capitolo 2 parte 4



'Non ci pensare Madalé, non ci pensare!' si raccomandava da sola. 'Andrà tutto bene. Tua figlia ha bisogno di te, è ancora piccolissima e Francesco pure.'
Dalla cucina sentiva sua madre trafficare. Dal giorno in cui era tornata a casa dopo l'intervento, sua madre la signora Mena Russiello si recava puntualmente ogni mattina verso le 9.30 per rassettarle casa, portarle un po' di spesa e cucinare.
Mena le assomigliava poco se non per il colore dei capelli che però portava corti e per il sorriso largo e avvolgente. Era bassina, robusta, con delle gambe gonfie attraversate da rami blu violacei, le vene varicose, che però non le impedivano di portare tacchi a spillo, né di camminare avanti e indietro rapida come se avesse le ruote sotto. Non si truccava, dopo una certa età lo considerava di pessimo gusto, ma colorava di rosso le labbra sottili.
Maddalena si affacciò in cucina ancora in camicia da notte mentre sua madre sistemava la spesa in un mobiletto. La cucina era lunga e stretta. Da un lato c'erano tutti i pensili e i mobili bassi con il piano cottura in acciaio; dall'altra parte il doppio lavello sempre in acciaio e un tavolo grande per sei persone. I mobili erano laccati di giallo, colore che negli anni settanta insieme al marrone aveva fatto furore. E infatti le piastrelle quadrate ripetevano quel giallo e quel marrone su uno sfondo bianco. Dalla finestra al centro altissima, entrava la luce del giorno ad illuminare la stanza intera.
«Ti faccio un caffè?» disse subito sua madre andandole incontro e baciandola sulla guancia.
«Lo faccio io non ti preoccupare.»
«Non ti dà fastidio poi se fumo?»
«Ma no tranquilla, ormai sono due settimane che non tocco una sigaretta. Ieri Antonio si è messo a fumare e mi ha persino dato fastidio!»
«E menomale, quello è un brutto vizio, io lo dico sempre, ma una volta che l'hai preso..ehhh..» disse scuotendo la testa. «Adesso invece mi raccomando, approfitta della situazione e non ricominciare!»
Maddalena sorrise. Una mamma non smette mai di fare la mamma.
Poi prese la caffettiera da due che era sistemata accanto a quelle da quattro, da sei e da dieci. Riempì d'acqua fin sotto alla vitarella. Coprì con il coppino pieno di caffè macinato e strinse forte.
«Vorrei uscire.» disse con voce malinconica.
«Un po' di pazienza. Il dottore ha detto che è meglio se sta a casa ancora una settimana.»
«Ma io non ce la faccio più. E' vero mi sento debole, ma non voglio mica correre? Anche solo andare a prendere il pane.»
«E vabbè il pane è qua dietro!» disse sua madre.
«Andiamo?»
«Vestiti dai, io preparo Adele e andiamo a prendere il pane.»
Maddalena si sentì come se le avessero appena annunciato che aveva vinto centomila lire al lotto!
Una volta in cammino per il corso Garibaldi si sentì invasa piacevolmente da tutti quei rumori che prima dell'operazione detestava: i pullman, le auto, i motorini e le Vespe 50 che scaricavano nell'aria fumi nauseabondi. E poi la gente, soprattutto donne, donne grasse e donne magre, madri e figlie con i loro figlioletti e nipotini a carico, squadroni di famiglie con le loro buste della spesa, i loro sguardi persi davanti alle vetrine, il loro vociare forte, il loro salutarsi con baci e abbracci, il loro arrestare il tempo per farsi due chiacchiere tra una compera e l'altra.
La salumeria 'Ubaldo' dominava la piazzetta Marconiglio. Pulita, con le vetrine sempre in ordine adornate di salumi e pasta e pane e conserve varie.
Don Ubaldo era poi di una cortesia squisita e così sua moglie. Alla vista di Maddalena le fece subito i complimenti per l'aspetto raggiante. Poi scese dal palchetto dietro al bancone nascondendo qualcosa dietro la schiena. Si chinò davanti alla piccola Adele, Adelina come la chiamavano tutti e dopo averla salutata le chiese di porgergli la mano. Adelina sorrise e obbedì. Si ritrovò allora un ovetto della kinder sul suo palmo paffuto.
«Ma non dovete!» disse Maddalena pur sapendo che Don Ubaldo nutriva un piacere sincero nel regalare di tanto in tanto un ovetto alla piccola. E ogni volta veniva rappresentata la stessa scenetta: lei che rifiutava ringraziando. L’educazione era la prima cosa, le avevano insegnato: non bisognava mai accettare subito, magari alla seconda o meglio alla terza insistenza.
«Ringrazia a mamma!» disse alla fine Maddalena.
«Grazie!» sussurrò la bambina arrossendo.
Il sole era caldo e il cielo limpido. Avevano fatto bene ad uscire anche se si sentiva terribilmente debole. Una volta a casa Maddalena avrebbe riposato, ma adesso doveva godersi quei momenti semplici che le riempivano la giornata.
Il pane era caldo e fragrante. Nel breve percorso verso casa, mentre discuteva con sua madre se fare o meno la pizza quella sera, ne strappò un'estremità e la mangiò con gusto e fame. La vita era anche questo.


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