Storia dei miei capelli
Ci sono tante storie che hanno i protagonisti più disparati, in particolare quelle fantastiche, come le fiabe. Io vi racconterò partendo da oggi, in questa notte afosa di fine luglio, la storia dei miei capelli, di ciò che furono e di ciò che resta. La particolarità di questo racconto è che sarà caratterizzato dalla descrizione di ricordi-immagine. Non ci sarà una trama. Si tratterà più un collage di diapositive mentali, che messe una dopo l'altra collegheranno i fatti passati della mia vita a quelli contemporanei, avendo come anello di giuntura i miei capelli.
Ricordo numero uno
Anni settanta, sono una bambina. Sono in cucina a guardare la tv mentre mi asciugo i capelli sotto il casco. Per chi non è di quegli anni, questi cimeli li trovate ancora in qualche vecchio negozio di parrucchiera. I capelli si asciugano così con tanto di bigodini enormi. Io invece non li uso perché i miei capelli sono mossi di loro. Ho boccoli naturali e molto selvaggi e quando li lavo sono incredibilmente vaporosi, lucidi, setosi al tatto, di un nero corvino.
Mia zia Maria mi dice sempre che sembro una bambola, mentre mia madre purtroppo non li sa valorizzare. O mi fa i codini come Candy Candy, o mi piazza una fascia per tenerli su. Quando si stufa di pettinarmeli, me li taglia. A me spiace molto perché adoro passarmi le dita tra i capelli e creare degli ulteriori boccoli. Mi rilassa, tantissimo, come ciucciare il dito. Per mia madre invece è un segno di nervosismo, a volte mi dice di smettere.
Quante cose non capisce di me mia madre?
(continua)

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